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Visualizzazione dei post da 2019

Louis Bromfield : Autunno

Q uando lo sguardo si posa per la prima volta sulla copertina di Autunno , dello scrittore americano Louis Bromfield , a catturare l'attenzione non sono né il titolo - di per sé piuttosto banale - né il nome dell'autore - ai più pressoché sconosciuto - bensì la graziosa illustrazione realizzata in origine da Pierre Brissaud per la rivista parigina La Gazette du Bon Ton , in cui sono ritratte alla perfezione tutte le sfumature della stagione autunnale: i caldi colori della natura che muta aspetto, il soffio sottile e persistente dei primi venti settembrini, e il palpabile velo di malinconia che pervade il periodo dell'anno in cui cadono le foglie, quasi a suggerire un'analogia - implicita eppure percettibilissima - con la vita che scorre inesorabile verso l'epoca della maturità , tra i rimpianti per un'esistenza ormai trascorsa e l'impossibilità di recuperare il tempo perso. D'altro canto è proprio così che andrebbe interpretato quell' Autunno -

AA.VV. - Le stanze dei fantasmi

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“Sento di poter dire con una certa tranquillità che a infettare ogni uomo sulla faccia della terra siano nient'altro che le sue paure.” U n'antica villa immersa nella campagna inglese , uno stuolo di (presunti) fantasmi che terrorizzano abitanti e servitù, ed un' impavida comitiva pronta ad affrontare gli spettrali inquilini della casa; il tutto nella classica cornice delle feste di fine anno : tradizionale momento di riflessione e, secondo l'uso anglosassone, d'inquietanti ed affascinanti storie gotiche. Gli ingredienti per un avvincente racconto natalizio ci sono tutti; se poi a concepirlo è la penna geniale e imprevedibile di Charles Dickens , il successo è garantito! Pubblicato originariamente nel 1859, sul periodico All the Year Round , Le stanze dei fantasmi (titolo originale: The haunted house ) ha la particolarità di essere un' opera a più voci , in cui Dickens, negli inconsueti panni di regista, si avvale della collaborazione di uno speciale tea

George Eliot: Middlemarch

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N elle prime ore del 22 novembre 1819 - esattamente duecento anni fa - in un piccolo casolare in pietra nascosto tra i boschi del Warwickshire, a circa quattro miglia da Nuneaton, nasceva una bimba di nome Mary Ann , quinta figlia di Robert Evans, amministratore di una tenuta, e di sua moglie Christiana. George Eliot ( François D'Albert Durade) Nessuno, probabilmente, avrebbe potuto immaginare che nel giro di qualche decennio quella stessa bambina, divenuta ormai donna, sarebbe entrata nella Storia con lo pseudonimo di George Eliot , conquistando a pieno titolo un posto d'onore tra i nomi di spicco della letteratura vittoriana, e destando scalpore, tra i ben pensanti, per la sua scelta di dividere la propria vita col filosofo e critico letterario George Henry Lewes , col quale visse per quasi un quarto di secolo, senza però mai sposarlo. In realtà, a differenza di quanto si potrebbe immaginare, le ragioni che portarono Mary Ann, detta Marian , a vivere al di

Daphne Du Maurier: Mia cugina Rachele

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“Una volta gli assassini venivano impiccati a Four Turnings. Ora non più.” L a lettura di un romanzo di Daphne du Maurier - chi la conosce lo sa bene - non si conclude semplicemente dopo aver voltato l'ultima pagina: c'è infatti una fase successiva, forse perfino più intensa, che si protrae a lungo, a volte anche per giorni interi, ed ha inizio quando, chiuso il libro, si resta da soli coi propri dubbi, con le proprie riflessioni, con quella strana ed inspiegabile sensazione di non essersi veramente congedati dai personaggi, né dagli scenari indimenticabili della Cornovaglia , silenziosi ma ineludibili testimoni delle loro vicende. È trascorso ormai molto tempo da quando mi sono separata da Philip, da Louise, da Rachele, eppure ogni volta che il pensiero torna a loro, mi sembra quasi di sentirmela addosso quella frizzante aria settembrina pregna dell'odore della salsedine; di udire da lontano il rumore delle onde che s'infrangono sulle scogliere; di percepire ancora i

Wilkie Collins: Foglie cadute

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S ettembre , finalmente! Lasciatomi alle spalle il caldo infuocato dei mesi passati, insieme agli ultimi scampoli di un'estate a cui difficilmente ripenserò con nostalgia, eccomi di ritorno al Nido delle Cornacchie con un bel carico di idee e nuovi argomenti di cui spero tanto di riuscire a parlarvi al più presto.  Iniziamo subito con una novità editoriale di queste ultime settimane, firmata Fazi , dal titolo in apparenza decisamente attinente al periodo: Foglie cadute . A dirla tutta, quella di novità non è forse la definizione più appropriata per questo libro che, a dispetto della recentissima ristampa (è disponibile in libreria dal 29 agosto scorso) vide la luce nel lontano 1879, pubblicato dapprima a puntate sulla rivista The World , e successivamente, nel luglio dello stesso anno, in tre volumi editi da Chatto & Windus . La penna è quella di Wilkie Collins , celebre autore vittoriano comunemente considerato il padre del romanzo poliziesco, e ricordato, tra le al

Grazia Deledda: La madre

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L a prima volta che ho sentito parlare di Grazia Deledda non è stato per i suoi meriti letterari. Avrò avuto circa otto o nove anni, e mentre mi divertivo a tracciare percorsi immaginari nello stradario della mia città (si trattava, all'epoca, di un fascicolo recapitato a casa insieme all'elenco telefonico o alle pagine gialle), mi sono imbattuta in una via che portava il suo nome. Per vari motivi, le vie intitolate alle figure femminili mi hanno sempre incuriosita. Capitava spesso di vedere strade dedicate a politici, patrioti, letterati o esponenti del clero, ma erano quasi sempre uomini; le donne, invece, erano generalmente più rare. Così, ogniqualvolta ne scoprivo una, iniziavo a fantasticare e a formulare fantasiose congetture sull'identità della signora in questione e sulle ragioni che avevano spinto qualcuno a dare il suo nome ad una via... Da quel primo fugace incontro sono trascorsi molti anni prima che la Grazia scrittrice facesse realmente capolino nella mia v

Edith Wharton: Estate

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S econdo il calendario, è passato circa un mese dall'ultima volta in cui mi sono seduta al computer per dedicarmi al blog; eppure, l'impressione, è che di tempo ne sia trascorso, in realtà, molto di più. Sarà probabilmente colpa del clima, o per meglio dire, di quella repentina - e per me sempre un po' traumatica - transizione verso la bella stagione, che congedando i primi scorci di una primavera tardiva, ci ha catapultato in men che non si dica tra gli scenari infuocati di un'estate a dir poco rovente! Sono bastati appena pochi giorni, ed il vociare scalmanato dei ragazzini che si riversavano per strada all'uscita da scuola, ha ceduto il passo al silenzio assordante dei lunghi pomeriggi estivi, interrotto soltanto dal rumore fugace di qualche auto lungo le vie semideserte, e dall'incessante canto dei tanti uccelli che dimorano in città: compagnia ormai costante - e, ahimè, non sempre gradita - nelle troppe notti insonni di questa stagione. Da sempre, l&