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Visualizzazione dei post da luglio, 2019

Louis Bromfield : Autunno

Q uando lo sguardo si posa per la prima volta sulla copertina di Autunno , dello scrittore americano Louis Bromfield , a catturare l'attenzione non sono né il titolo - di per sé piuttosto banale - né il nome dell'autore - ai più pressoché sconosciuto - bensì la graziosa illustrazione realizzata in origine da Pierre Brissaud per la rivista parigina La Gazette du Bon Ton , in cui sono ritratte alla perfezione tutte le sfumature della stagione autunnale: i caldi colori della natura che muta aspetto, il soffio sottile e persistente dei primi venti settembrini, e il palpabile velo di malinconia che pervade il periodo dell'anno in cui cadono le foglie, quasi a suggerire un'analogia - implicita eppure percettibilissima - con la vita che scorre inesorabile verso l'epoca della maturità , tra i rimpianti per un'esistenza ormai trascorsa e l'impossibilità di recuperare il tempo perso. D'altro canto è proprio così che andrebbe interpretato quell' Autunno -

Grazia Deledda: La madre

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L a prima volta che ho sentito parlare di Grazia Deledda non è stato per i suoi meriti letterari. Avrò avuto circa otto o nove anni, e mentre mi divertivo a tracciare percorsi immaginari nello stradario della mia città (si trattava, all'epoca, di un fascicolo recapitato a casa insieme all'elenco telefonico o alle pagine gialle), mi sono imbattuta in una via che portava il suo nome. Per vari motivi, le vie intitolate alle figure femminili mi hanno sempre incuriosita. Capitava spesso di vedere strade dedicate a politici, patrioti, letterati o esponenti del clero, ma erano quasi sempre uomini; le donne, invece, erano generalmente più rare. Così, ogniqualvolta ne scoprivo una, iniziavo a fantasticare e a formulare fantasiose congetture sull'identità della signora in questione e sulle ragioni che avevano spinto qualcuno a dare il suo nome ad una via... Da quel primo fugace incontro sono trascorsi molti anni prima che la Grazia scrittrice facesse realmente capolino nella mia v

Edith Wharton: Estate

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S econdo il calendario, è passato circa un mese dall'ultima volta in cui mi sono seduta al computer per dedicarmi al blog; eppure, l'impressione, è che di tempo ne sia trascorso, in realtà, molto di più. Sarà probabilmente colpa del clima, o per meglio dire, di quella repentina - e per me sempre un po' traumatica - transizione verso la bella stagione, che congedando i primi scorci di una primavera tardiva, ci ha catapultato in men che non si dica tra gli scenari infuocati di un'estate a dir poco rovente! Sono bastati appena pochi giorni, ed il vociare scalmanato dei ragazzini che si riversavano per strada all'uscita da scuola, ha ceduto il passo al silenzio assordante dei lunghi pomeriggi estivi, interrotto soltanto dal rumore fugace di qualche auto lungo le vie semideserte, e dall'incessante canto dei tanti uccelli che dimorano in città: compagnia ormai costante - e, ahimè, non sempre gradita - nelle troppe notti insonni di questa stagione. Da sempre, l&