Louis Bromfield : Autunno

Q uando lo sguardo si posa per la prima volta sulla copertina di Autunno , dello scrittore americano Louis Bromfield , a catturare l'attenzione non sono né il titolo - di per sé piuttosto banale - né il nome dell'autore - ai più pressoché sconosciuto - bensì la graziosa illustrazione realizzata in origine da Pierre Brissaud per la rivista parigina La Gazette du Bon Ton , in cui sono ritratte alla perfezione tutte le sfumature della stagione autunnale: i caldi colori della natura che muta aspetto, il soffio sottile e persistente dei primi venti settembrini, e il palpabile velo di malinconia che pervade il periodo dell'anno in cui cadono le foglie, quasi a suggerire un'analogia - implicita eppure percettibilissima - con la vita che scorre inesorabile verso l'epoca della maturità , tra i rimpianti per un'esistenza ormai trascorsa e l'impossibilità di recuperare il tempo perso. D'altro canto è proprio così che andrebbe interpretato quell' Autunno -

La lettura in tempi di lockdown - Parte #1
Antonella Iuliano: Doppio Stradivari

B
entornati, cari lettori.
Innanzitutto, una doverosa domanda: come state?
Qui, al Nido delle Cornacchie, la primavera procede a passo svelto verso l'estate, e un po' come nel resto del Paese, e in buona parte del mondo, ci si appresta a tornare alla normalità.
Così - come già vi avevo anticipato la volta scorsa - ho pensato di cominciare con una serie di post a tema (oggi potrete leggere il primo, nei prossimi giorni gli altri due) dedicati ad alcune delle letture che mi hanno tenuto compagnia durante il lungo periodo dell'isolamento.
In realtà, nei primi tempi, scovare il libro giusto non è stato per niente facile. Quando ci troviamo alle prese con situazioni particolarmente stressanti, infatti, non tutti reagiamo allo stesso modo: ci sono persone che, sotto pressione, tirano fuori le loro migliori risorse, e riescono a coltivare le loro passioni con grande profitto ed entusiasmo; ce ne sono altre che, al contrario, sperimentano un'insolita mancanza di energie, e si scoprono, loro malgrado, incapaci di allontanarsi dalle preoccupazioni quotidiane e di trovare la giusta concentrazione per dedicarsi a ciò che amano.
Ecco, io purtroppo ho la sventura di appartenere alla seconda categoria!
Per mia fortuna, però, dopo aver vagato a lungo tra gli scaffali (reali e virtuali) della mia libreria, mi sono imbattuta in una serie di letture che, inaspettatamente, sono riuscite a scuotermi dall'apatia.
Si tratta di libri molto diversi tra loro, ma - questo l'ho realizzato solo mentre scrivevo il post - tutti accomunati da un curioso dettaglio: sono stati infatti scritti, o tradotti, da persone che ho conosciuto, e con cui ho avuto il piacere di confrontarmi, proprio grazie alla comune passione per la letteratura. Una banale coincidenza, è vero, che tuttavia, in un'epoca dominata dall'idea del così detto "distanziamento sociale" (espressione, a mio avviso, quanto mai impropria) assume un significato speciale: a riprova di come la mera lontananza fisica che siamo chiamati ad osservare, non impedisca necessariamente la vicinanza emotiva e intellettiva tra gli esseri umani!

Ma non indugiamo oltre, e veniamo ad un resconto più dettagliato e, mi auguro, interessante, delle mie letture in epoca di lockdown: tra violini scomparsi, scrittrici da riscoprire e frammenti ritrovati...



Il primo libro di cui vi parlerò, Doppio Stradivari, è un breve romanzo che da tempo mi ripromettevo di leggere, scritto da Antonella Iuliano, una giovane autrice italiana che ho incrociato per la prima volta nel 2017, sul social reading Anobii, e di cui, oltre a condividere la predilezione per le sorelle Brontë, apprezzo enormemente il coraggio di esprimere, all'occorrenza, opinioni controcorrente: una dote oggigiorno assai rara.
Con all'attivo già altri due romanzi - Come petali sulla neve e Charlotte, entrambi editi da Genesis Publishing - e diverse partecipazioni al Premio Letterario De Leo-Brontë (dove si è classificata terza nel 2016, col racconto Il Profumo della Brughiera) Antonella, è inoltre, co-curatrice delle Lettere di Charlotte Brontë, epistolario in tre volumi (il primo è uscito a fine marzo, gli altri due sono attualmente in lavorazione) pubblicato da Darcy Edizioni.

Quando ho preso in mano per la prima volta Doppio Stradivari, lo ammetto, non sapevo bene cosa aspettarmi: della trama conoscevo ben poco, e proprio per evitare di imbattermi in qualche anticipazione, avevo evitato anche di consultarne le recensioni.
Ebbene, nonostante si tratti ovviamente di un romanzo contemporaneo, leggerlo è stato, per me, un po' come fare un graditissimo tuffo nel passato: non solo per l'ambientazione ottocentesca abilmente rievocata, e per la classicità della narrazione, ma soprattutto per via di quella curiosa familiarità che ho avvertito fin dalle prime pagine, quando, leggendo di castelli avvolti nell'oscurità, e di solitarie fanciulle prigioniere, mi è parso di immergermi nuovamente in alcuni degli scenari misteriosi e ammalianti che, per anni, hanno popolato le mie indimenticabili fantasticherie di bambina.

La storia ha inizio in una fredda notte d'inverno, in un antico maniero alle porte di Vienna. È qui che Lena Reiter, giovane domestica appena assunta dall'altera contessa Von Grath, si appresta a svolgere uno strano incarico affidatole dalla sua padrona: dovrà avventurarsi ogni notte fino in cima alla torre, lasciarvi un fagotto con del cibo, e andar via senza mai indugiare.
Una volta giunta sul posto, però, ella scopre qualcosa d'inaspettato e sconvolgente: rinchiusa tra quelle mura, infatti, vive Larissa: una ragazza all'incirca della sua età, dall'aspetto sofferente e l'aria stranamente familiare, vittima, suo malgrado, di una terribile vicenda.
Profondamente colpita dalla storia della fanciulla, e decisa ad aiutarla, Lena accetterà così d'intraprendere una delicata missione: ritrovare due preziosi strumenti scomparsi, un violoncello bianco ed un violino nero, e riportarle quest'ultimo: pegno di un grande amore, e forse, unico strumento di salvezza possibile per lei e per chi le sta a cuore.

Antonella Iuliano
Gli evidenti richiami ad archetipi classici, la naturale capacità di evocare scenari antichi, l'accuratezza e la sensibilità nel ritrarre atteggiamenti e stati d'animo dei personaggi, non solo denotano il profondo legame dell'autrice nei confronti della letteratura ottocentesca, ma rivelano anche fino a che punto la sua stessa scrittura ne sia stata influenzata.
Avvalendosi di uno stile sobrio e descrittivo, e di una manciata d'ingredienti semplici ma efficaci, Antonella ci conduce per mano tra i sentieri di una trama godibilissima e coinvolgente, che si dipana tra misteri, delitti, ricongiungimenti familiari e un tocco d'immancabile romanticismo; un racconto dove atmosfere gotiche ed elementi tipicamente fiabeschi si compenetrano, mentre la passione totalizzante per la musica - autentica nota dominante della narrazione - riallaccia i fili del passato, assurgendo ad emblema stesso dell'amore e di una speranza da troppo tempo sepolta.

“Attese e in quegli istanti il suo cuore tornò a battere come non faceva da molto tempo; battiti di una vita sospesa che torna a pulsare, di dolorosa vita che si dimena come un uccello in gabbia le cui ferite sono ormai rimarginate e reclama il volo felice, le fresche, rassicuranti chiome degli alberi, il proprio libero canto.” 

Sullo sfondo, accuratamente ricreato, di una favola d'altri tempi adatta a grandi e piccini, a dominare la scena è, sostanzialmente, l'eterna lotta tra il bene e il male, lo scontro perpetuo tra avidità, egoismo, meschinità, e quell'insieme di valori - solidarietà, amicizia, lealtà, giustizia - troppo spesso sottovalutati, e di cui, mai come oggi, sarebbe importante riscoprire l'attualità.
Un messaggio, questo, mai reso esplicito eppure sempre presente e inequivocabile tra le pagine di un racconto dove, accanto alla melodia del violino di Larissa, a risuonare distintamente nelle nostre orecchie è anche un altro suono: quello della voce di Antonella, così genuina, partecipe, e appassionata, da arrivare a sovrastare, in qualche breve tratto, perfino i suoi stessi personaggi. Non stupisce, del resto: perché è sufficiente lasciarsi trascinare dalla sua narrazione per comprendere che, nel darle vita, ella ci abbia messo davvero il cuore.

Sostenuta da un ritmo piacevolmente fluido, la storia procede spedita tra momenti di tensione e rivelazioni, sfociando infine in un epilogo all'insegna della speranza e, finalmente, della ritrovata serenità.
E se, dopo tante traversie, la conclusione, agli occhi di qualcuno, potrà giungere non completamente inaspettata, vale la pena di osservare che, come in ogni fiaba che si rispetti, un pizzico di prevedibilità è lo scotto che a volte si deve pagare per regalare a ciascuno il meritato finale, e lasciare i lettori con l'animo più lieto.

“Tra le tante nubi che sovrastano le esistenze umane, anche nelle notti più buie, quando crediamo che non ci sia una via d'uscita, può salvarci il più blando raggio di luce.” 


➥ Se desiderate conoscere meglio Antonella vi segnalo il suo blog: Antonella Iuliano Autrice, dove potrete saperne di più sui suoi lavori e sulle sue passioni.


Intanto, con la seconda parte de "La lettura in tempi di lockdown", vi dò appuntamento alla settimana prossima, per scoprire la biografia di una talentuosa e lungimirante autrice americana d'inizio Novecento,  purtroppo ancora oggi non abbastanza conosciuta...
Vi aspetto! 

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